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  + -   Canale Organizzazione Tattica
   Azioni motorie redditizie, ovvero, tecnica e tattica
   Autore: Riccardo Capanna
    Premessa
La tecnica rappresenta il movimento specifico e finalizzato, che un atleta mette in atto per ottenere il massimo rendimento biomeccanico. In realtà, è possibile ottenere ottimi risultati nel gioco (tiro, passaggio, stop, dribbling, ecc.) anche attraverso una "tecnica adattata" e personalizzata. La tecnica adattata alle caratteristiche personali, che permette di perseguire risultati sportivi ottimali, nel gergo sportivo viene denominata "stile". Lo stile di gioco è unico ed irripetibile e, nel lento processo di avvicinamento alla maturità agonistica, assume per un atleta sempre maggior rilevanza. Dati questi presupposti posso affermare che, per favorire il raggiungimento di questo traguardo, un allenatore, mentre insegna, deve "imparare" a concentrare la propria attenzione, "non tanto sul come un atleta effettua un'azione dal punto di vista tecnico, ma piuttosto sul risultato dell'azione stessa, e se si inserisce positivamente nell'economia globale del gioco". I tecnici non debbono dimenticare inoltre che, soprattutto dai giovani atleti, contemporaneamente all'acquisizione degli elementi tecnici mirati al perfezionamento dello stile, è necessario pretendere che esplicitino in ogni momento del gioco un "atteggiamento tattico individuale". L'atteggiamento tattico rappresenta il modo con cui un giocatore affronta un avversario cercando di ricavarne un vantaggio per se' o per un compagno. Fondamentalmente l'atteggiamento tattico, come vedremo meglio in seguito, è rappresentato dalla capacità di realizzare finte difensive od offensive. Quando un certo numero di atleti assume un atteggiamento tattico coordinato, con il fine di concretizzare un'azione vantaggiosa per la squadra, si realizza la cosiddetta "tattica di gruppo" difensiva od offensiva. Se la manovra tattica viene realizzata da tutta la squadra, come spesso accade nel gioco moderno, si giunge ad esprimere una "tattica collettiva" difensiva od offensiva. A questo proposito, affinché i giocatori siano messi nella possibilità di perseguire il massimo rendimento tattico, normalmente le posizioni dei giocatori in campo vengono predeterminate disponendo i cosiddetti "moduli" (4.4.2; 3.5.2; ecc.) Poiché qualsiasi modulo rappresenta un'esigenza organizzativa pratica, risulta assolutamente necessario che venga utilizzato quando, considerate le qualità dei propri giocatori ed il modello di gioco della squadra che gli si contrappone, gli allenatori dispongono gli atleti in campo con l'obiettivo di avere il sopravvento sugli avversari in fase difensiva od offensiva. Da ciò dobbiamo dedurre che solo attraverso un modulo, in cui vengono precisati, i parametri spaziali che contraddistinguono le posizioni e le distanze fra i giocatori in campo, sia possibile preparare e perfezionare una collaborazione tattica di gruppo o collettiva. La realizzazione della tattica di gruppo o collettiva risulta, quindi, imprescindibile dal modulo con cui è disposta la squadra in campo e da cui è possibile partire per strutturare gli schemi di gioco. Lo schema è un mezzo imprescindibile che consente agli atleti di poter esprimere le proprie qualità tecnico-tattiche e permette loro di "mettersi preventivamente d'accordo" su determinati comportamenti atti a sollecitare nell'avversario una risposta svantaggiosa, di cui approfittarne per raggiungere un obiettivo positivo. Lo sviluppo dello schema prevedendo una stretta collaborazione fra i compagni, permette loro di rendersi conto che esiste un obiettivo comune, e che la possibilità di realizzarlo è determinato solo dall'applicazione di un'attività coordinata. Lo schema di gioco, attraverso le sue geometrie, è l'elemento determinante per concretizzare l'idea tattica di una squadra, ma è allo stesso tempo il cruccio dei giocatori e degli allenatori perché, così come viene preparato durante gli allenamenti, è quasi impossibile vederlo realizzato compiutamente durante la partita. Infatti, la presenza degli avversari che, ovviamente, applicano delle "contromisure", determina la necessità di inserire numerose "varianti" all'idea originaria. Durante l'allenamento, quindi, la difficoltà maggiore per l'allenatore ed i giocatori risulta essere quella di prevedere le eventuali risposte degli avversari e come strutturare le possibili varianti da utilizzare come contromossa. I tempi ed i modi in cui si realizzano le varianti dipendono strettamente dalla capacità del tecnico di modulare le esercitazioni tattiche e dalle capacità dei giocatori di trovare soluzioni tecniche personali che risultino idonee a contrapporsi alle imprevedibili situazioni che potrebbero essere create dagli avversari. Per la ricchezza dei contenuti, lo schema sotto questo punto di vista, quindi, non limita negli atleti la loro individuale personalità ma, al contrario, permette a coloro i quali sono dotati di creatività e talento di esprimere appieno, durante il gioco, le loro potenzialità tecniche e tattiche. A questo punto è bene precisare che il gioco "a uomo o a zona" non è un modulo ne tanto meno uno schema. E' più corretto affermare, invece, che nell'ambito di un modulo, i giocatori, su indicazioni dell'allenatore, possono assumere un atteggiamento tattico difensivo "a uomo o a zona".
 Alcune considerazioni sull'apprendimento della tattica
Il raggiungimento di diversi gradi di maturazione e di apprendimento tattico determinano la possibilità da parte di una squadra di poter gestire la partita in modi diversi. Analizziamo, quindi, come sia possibile identificare le potenzialità di una squadra, a secondo del suo profilo tattico.
- La squadra è in grado di presentare modalità tattiche semplici e perciò presumibilmente Conosciute dagli avversari. Questo è un livello elementare di gioco. Le collaborazioni tattiche sono preparate senza dare spazio a soluzioni che nascono in risposta ad eventi contingenti e, perciò, senza analizzare le informazioni visive colte dall'ambiente di gioco. L'esercitazione tattica è organizzata con gli atleti che operano secondo ipotesi teoriche formulate dall'allenatore prevedendo, spesso con grandi margini di errore, gli eventuali movimenti che gli avversari potrebbero fare durante la partita. - La squadra è in grado di presentare modalità di collaborazione NUOVE durante la partita; ciò grazie alla capacità di alcuni atleti di "vedere" soluzioni alternative non preventivate dal tecnico. Questa possibilità, nonostante si pensa possa dipendere dal talento "innato" degli atleti è, invece, altamente influenzabile dalla modalità con cui il tecnico conduce le sedute di allenamento. E' più facile, infatti, che l'atleta sia portato a dare spazio alla propria creatività in situazioni di gioco in cui, nonostante si parta da un'idea comune ad alcuni giocatori, sia dal tecnico preventivata, sostenuta ed incentivata anche la spontaneità e la libera iniziativa.
- La squadra presenta soluzioni Prevedibili. 
Ciò significa che l'azione è "vuota" dal punto di vista tattico sia individuale che di gruppo. I giocatori compiono evoluzioni o movimenti, facilmente "leggibili" da parte dell'avversario.
- La squadra è in grado di presentare azioni Iprevedibili. 
Alcuni giocatori sono tatticamente efficaci e capaci di collaborazioni che "nascondono" le loro reali intenzioni. Questo evento da un vantaggio rilevante a tutta la squadra.
Dalle considerazioni precedenti si può dedurre che, in fase agonistica, ogni squadra è caratterizzata da uno dei tre seguenti livelli prestativi:
- 1° livello. La squadra è in grado di presentare un'attività tattica conosciuta e prevedibile. 
Dal punto di vista della prestazione si può ipotizzare che il rendimento agonistico sia basso.
- 2° livello. La squadra è in grado di presentare un'attività tattica conosciuta ed alcune volte imprevedibile. 
Vi sono dei giocatori, che grazie alle loro capacità, possono creare casuali situazioni di vantaggio. Le giocate positive dipendono in maggior misura dalla buona preparazione tattica individuale che non dal lavoro tattico di gruppo.
- 3 livello. La squadra è in grado di presentare un'attività tattica nuova ed imprevedibile. 
L'abilità del tecnico sia nel preparare tatticamente la squadra, che di fornire la possibilità ad alcuni giocatori di esprimere il loro talento, è evidente. Da ciò possiamo trarre la conclusione che, quando due squadre disputano una partita, mettono in mostra oltre che la maturazione raggiunta negli apprendimenti tecnico-tattici dei propri giocatori, anche il grado di efficacia del metodo di insegnamento messo in atto dall'allenatore. Ipotizzando, a titolo di esempio, incontri fra squadre di diverse capacità, ci si può rendere conto, almeno sul piano teorico, quale avrebbe più possibilità di successo; ciò può permettere agli allenatori di analizzare le partite della propria squadra con senso critico riconoscendo anche, seppure in termini molto generali, a quale livello di giudizio tattico può essere inserita. Mi auguro, infine, che le conclusioni che si possono trarre da tutta questa serie di ragionamenti, spingano i tecnici a desiderare di voler continuamente migliorare la qualità l'allenamento tecnico - tattico, ed aspirino a perseguire un aggiornamento continuo, non solo per incrementare i contenuti delle loro conoscenze ma anche per ottimizzare il metodo pratico che applicano per insegnare.
Le partite virtuali
Le sei possibili partite virtuali che presento, possono essere utilizzate sia per valutare criticamente il comportamento in gara dei propri ragazzi, che per comprendere quanto l'allenamento dedicato all'apprendimento della tattica sia efficace. 
1. Se la squadra possiede un grado di conoscenza corrispondente al 1°livello e, contemporaneamente, la squadra avversaria possiede anch'essa un grado di conoscenza relativa al 1° livello, le possibilità di successo od insuccesso sono identiche per entrambe; il predominio può dipendere solo da casuali - iniziative individuali.
2. Se una squadra possiede un grado di conoscenza corrispondente al 1° livello, e la squadra avversaria possiede un grado di conoscenza relativo al 2° livello, vi è un maggior rischio di insuccesso per gli atleti della squadra di 1° livello che, ad esempio, non riuscendo a sorprenderli, permettono ai giocatori avversari di intercettare numerosi palloni, oppure, usufruendo di un possesso palla inefficace, non riescono ad "uscire" da azioni difensive dopo aver conquistato la palla. Tuttavia, tenendo conto del rischio suddetto, un certo margine di successo rimane in quanto, seppur in grado di giocate imprevedibili da parte dei giocatori migliori, la squadra avversaria è caratterizzata da una organizzazione tattica semplice a cui è relativamente facile opporsi realizzando delle contro mosse efficaci. 
3. Se una squadra possiede un grado di conoscenza del gioco relativo al 1° livello, e gli avversari di 3° livello, il vantaggio per questi ultimi è enorme perché i giocatori possiedono qualità tecnico - tattiche evolute.
4. Se le squadre possiedono lo stesso 2° livello di conoscenza del gioco, il risultato più o meno positivo può dipendere da quanto gli schemi realizzati dai diversi reparti possono risultare sorprendenti ed imprevedibili per gli avversari.
5. Se una squadra è in grado di esprimere capacità tattiche di 2° livello e l'altra di 3° livello, è evidente il vantaggio per quest'ultima, in quanto l'abilità dei giocatori, messe in risalto da capacità tattiche evolute, permettono di presentare collaborazioni varie ed imprevedibili.
6. Nella situazione in cui entrambe le squadre presentino un grado di conoscenza di 3° livello, l'eventuale vantaggio dell'una sull'altra potrà dipendere dalle capacità individuale dei giocatori di sfruttare appieno le proprie abilità tecniche nelle occasioni positive che gli si possono presentare durante la partita.
 Conclusioni
Appare ovvio che il 1° livello di conoscenza tattica è insufficiente, il secondo 2° è appena sufficiente, mentre il 3° livello deve rappresentare per il tecnico l'aspirazione professionale massima.cSotto questo aspetto, se possiamo considerare un evento "naturale" che nel Settore Preagonistico i bambini (10 – 13 anni) presentino delle carenze di tipo tattico, poiché l'esperienza per eccellere negli sport di squadra cresce proporzionalmente all'età, nel ragazzi del Settore Giovanile Agonistico ciò non è giustificabile. Nei cinque anni che normalmente separano questi ultimi dal mondo professionistico, le esercitazioni proposte dagli allenatori devono portare i giocatori a risolvere problematiche tecniche e tattiche sofisticate. Ciò significa che ai giovani atleti non deve essere chiesto di operare secondo attività stereotipate e preordinate dal tecnico, ma le esercitazioni devono prevedere azioni motorie redditizie in risposta ad un ambiente ostile che presenta un avversario da affrontare direttamente od un gruppo organizzato che cerca di metterli in difficoltà. In una disciplina in cui le situazione si susseguono simili, ma mai uguali, essere convinti di preparare la squadra, durante la settimana di allenamento, con l'obiettivo di proporre il "proprio gioco", è un atteggiamento mentale improponibile, nonché un grave errore metodologico in quanto, la presenza di avversari, di qualsiasi livello prestativo siano, condiziona fortemente il comportamento di tutti i giocatori. I tecnici che si illudono che ciò sia possibile, al termine delle partite rimangono spesso molto delusi del comportamento dei propri giocatori che, per altro, non hanno alcuna colpa di non saper realizzare praticamente l'utopia tattica del proprio tecnico. Al contrario, dando per scontato che gli avversari creino sempre dei problemi, l'atteggiamento mentale da perseguire e da sostenere è quello che predispone gli allenatori e gli atleti a porsi alla continua ricerca di schemi nuovi ed imprevedibili, che possano far prendere direttamente il sopravvento sugli avversari, o che ne condizionino il comportamento in modo tale da essere messi nelle condizioni di rispondere con modalità tattiche e prevedibili e, perciò, facilmente contrastabili.
 

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