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Canale Medicina e
Psicologia |
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La valutazione
della fatica tramite misurazione degli enzimi muscolari |
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Autori : G. Galanti,
N. Pucci, M. Gabellino | Fonte: Università degli Studi di Firenze –
Medicina Sportiva |
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Premessa
La fatica costituisce una delle concause più comuni alla
determinazione dei traumi sportivi. Negli ultimi anni, sono state
formulate numerose ipotesi e teorie, a volte anche contrastanti, che
comunque non hanno ancora chiarito in maniera definitiva l'origine e
le cause e, di conseguenza, la prevenzione e la cura dello
affaticamento. A tale proposito si è ritenuto opportuno
intraprendere questo studio il cui scopo è stato quello di valutare,
attraverso un semplice prelievo ematico, il grado di affaticamento
muscolare in atleti professionisti per impostare un programma di
allenamento specifico e prevenire in tal modo le conseguenze
negative sulle prestazioni. Abbiamo voluto cercare di valutare, in
modo semplice ed efficiente, il grado di fatica muscolare
dell'atleta che segue ad una prova sportiva con la misurazione degli
enzimi muscolari ed epatici, monitorizzando 23 calciatori
semiprofessionisti 48 ore dopo l'incontro. Dal dicembre 2002 al
marzo 2003 sono stati monitorizzati 23 atleti di sesso maschile, di
età compresa tra i 19 ed i 35 anni (età media = 26,48 ± 4,8),
praticanti calcio a livello professionistico in una squadra
militante nel campionato nazionale semiprofessionistico. Tali
soggetti sono stati sottoposti 36 ore dopo l'incontro domenicale, ad
un prelievo ematico per un totale di 6 misurazioni. Il prelievo è
stato eseguito al mattino, 3 ore prima dell'inizio dell'allenamento,
a digiuno, sugli atleti che la domenica avevano giocato per almeno
45 minuti. I risultati degli esami effettuati sono stati ottenuti
dopo due ore, in modo da permettere una conseguente programmazione
dell'allenamento del giorno. Mediante tale prelievo ematico sono
stati valutati gli enzimi sierici CPK, LDH, GOT e GPT e gli
elettroliti Na, K e Cl . L'enzima principale che viene dosato nella
valutazione dello sforzo muscolare è la creatinfosfochinasi (CPK);
un danno muscolare provoca la liberazione di CPK dalle fibre
muscolari nel plasma. Gli atleti il cui valore di CPK risultava
superiore a 300 U/L, senza che vi fossero altri fattori (oltre allo
sforzo fisico intenso) responsabili di questo incremento, sono stati
sottoposti ad un allenamento differenziato; nei casi in cui oltre a
valori molto elevati di CPK si associavano valori di LDH e/o
transaminasi e/o elettroliti superiori alla norma, l'atleta veniva
sottoposto a seduta defaticante e stretching. I valori di CPK sono
risultati superiori alla norma in quasi tutti gli atleti (valore
medio: 285 ± 119,4 U/L) e dal momento che l'attività del CPK dipende
strettamente dalla percentuale di massa muscolare, sono stati
calcolati valori di CPK indicizzato per la massa muscolare, CPKi
(valore medio 7,69 ± 2,83 U/L/kg). In 8 atleti la media di CPK era
superiore a 300 U/L. Il CPK > 300 U/L è stato riscontato in atleti
con un'età media di 27,5 ± 4,47 mentre il CPK < 300 U/L è stato
rilevato in atleti con età media di 26,6 ± 4,69. Il CPK > 300 U/L ,
rapportato al ruolo ricoperto dai calciatori, è stato evidenziato in
cinque centrocampisti (62%) e tre difensori (38%). La maggior parte
degli atleti ha presentato dei valori di LDH nei limiti della norma
(valore medio : 216 ± 33,9 U/L); gli atleti che mostravano, alle
prime analisi, valori superiori ai limiti della norma, nelle
misurazioni successive hanno presentato valori nei limiti indicando
una progressiva acquisizione della resistenza alla fatica. Anche per
quanto riguarda gli elettroliti ematici, i valori sono risultati
quasi sempre nella norma: analizzando il potassio (valore medio 3,96
± 0,33), 4 atleti hanno mostrato valori inferiori alla norma lo
stesso giorno (giocatori 3 e 12: K = 3,2 U/L; giocatore 4: K= 3,3
U/L; giocatore 13: K = 3,4 U/L ). Da ciò si può dedurre che lo
sforzo fisico domenicale era stato particolarmente intenso,
sottoponendoli ad iperidrosi con conseguente riduzione del valore
ematico di questo ione. Per quanto riguarda gli enzimi transaminasi,
(valore medio GOT 25,8 ± 5,1 U/L; valore medio GPT 22 ± 5,7 U/L)
soltanto un atleta ha evidenziato valori medi di GOT superiori alla
norma (valore medio di GOT 44 ± 8,3 U/L). Lo stesso atleta ha
mostrato valori di GPT superiori ai limiti della norma in 2
occasioni ( 53 U/L ; 41 U/L). Tali variazioni degli enzimi
transaminasi, non essendo presente nell'atleta alcuna patologia
epatica, indicano una maggiore suscettibilità di questo soggetto
alla micronecrosi epatica da sforzo.
La valutazione della fatica tramite misurazione degli enzimi
muscolari | Risultati
Elevati livelli di CPK ematici sono stati riscontrati in atleti che
avevano precedentemente effettuato un intenso e prolungato sforzo
fisico, ma con delle variazioni. La variazione del CPK è
indipendente dall'età. Infatti i giocatori con valori medi superiori
a 300U/L avevano un'età media di 27,5 ± 4,47 mentre quelli con
valori inferiori a 300 U/L avevano un'età media di 26,6 ± 4,69. Il
ruolo rivestito dai calciatori è invece influente sui valori di CPK:
i calciatori con livelli molto elevati sono centrocampisti nel 62%
dei casi o difensori nel 38 %, mentre il portiere è risultato
l'atleta con i valori medi più bassi ( 110,1 U/L). Esiste un trend
di correlazione non significativa tra la massa muscolare ed i
livelli di CPK. Un dato da sottolineare, comunque, è la stretta
relazione intercorrente tra valori di CPK > 300 U/L dopo 36 ore ed
infortuni. Nel corso dell'anno si sono infatti registrati in tutto 5
infortuni muscolari superiori al primo grado e ben 4 di questi sono
occorsi in atleti che avevano i valori medi di CPK > 300 U/L. Un
dato che vogliamo sottolineare è che le cinque lesioni superiori al
primo grado sono occorse solo durante gli incontri agonistici.
Possiamo quindi concludere che la monitorizzazione post gara degli
enzimi ematici può essere considerato uno strumento utile per la
modulazione del carico di lavoro settimanale e l'eventuale
prevenzione degli infortuni, sebbene nel nostro studio ci siano
degli evidenti limiti:misura esigua del numero di atleti, mancanza
di controlli nella stessa squadra, mancanza di confronti con altre
squadre di calcio che non ci permette di affermare che la media
degli infortuni è stata più bassa della norma.
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