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Voglio la
testa di Bryan Giggs
Può un sogno infrangersi
centotrentatré secondi dopo essersi realizzato?
È ciò che accade a Mikey Wilson, ultimo esponente di
quella mitica Generazione del ’92 che avrebbe reso
invincibile il Manchester United nei due decenni
successivi. A differenza delle altre, però, la
carriera di Mikey termina pochi istanti dopo essere
iniziata, a causa di un tragicomico infortunio
provocato da un assist impreciso di Ryan Giggs,
«l’ultimo calciatore gentiluomo», l’idolo del
giovane Wilson. E, da quel giorno, la sua
ossessione.
Sedici anni dopo Mikey – alcolizzato e disoccupato –
cerca di riprendere il controllo della propria vita
invocando l’aiuto dei suoi ex compagni di squadra ma
senza ottenere alcun conforto. Nemmeno da lui, Giggs,
l’uomo che per la cui immortalità ha pagato il
prezzo più caro. E verso il quale indirizzerà tutta
la sua frustrazione.
Alternando i brani dei Joy Division ai cori della
Repubblika di Mancunia, lo sguardo solidale e
malinconico di Rodge Glass ci ricorda che alle
spalle di ogni folgorante carriera ce ne sono altre
migliaia che finiscono a pezzi, lasciando vuoti che
non potranno più essere colmati
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