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"Lassù
qualcuno li ama"
Napoli e Aurelio De
Laurentiis, una storia cominciata sette anni fa, quando il
presidente produttore decise di creare il suo nuovo cinema Paradiso
nella città che era stata cancellata dal calcio. Un bus pieno di
legali per convincere il giudice fallimentare a dargli il titolo
della squadra che era stata ridotta a un faldone polveroso, quella
squadra che con Maradona aveva toccato il cielo di due scudetti.
Aurelio primo re di Napoli, un presidente vulcanico che asserisce
che è più facile trattare con i calciatori che con le stelle dello
spettacolo. Un campo in affitto a Paestum per cominciare dal nulla,
fino alla costruzione del centro di Castelvolturno che non ha nulla
da invidiare a Milanello o a Interello.
Dai campi polverosi della serie C alla squadra dei sogni guidata
dalla panchina da Mazzarri, definito da Prandelli il ‹‹fuoriclasse
autentico›› del Napoli, e in campo dai tre moschettieri: lo slovacco
Hamsik, l'argentino Lavezzi, erede del pibe de oro, l'uruguayano
Cavani detto el matador, entrato in un solo campionato nella storia
azzurra, avendo battuto il record di gol che era detenuto da Vojak e
che resisteva da 78 anni. La storia e le imprese dei tre tenori, i
gol più belli, le emozioni più forti. Gli scudetti di Maradona
nacquero in una Napoli che stava vivendo il suo nuovo rinascimento,
purtroppo breve. Le imprese del Napoli di De Laurentiis vissute come
un autentico riscatto sociale, in mancanza d'altro.
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