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Inter Nos - 23
storie in nero e azzurro
Qui si narra di
Peppin Meazza che, quando voleva, accendeva il gioco come se girasse
l’interruttore della luce. E di Alessandro Bianchi che giocava largo
a destra, quasi preferisse non disturbare. C’è la sera in cui Tagnin
s’incollò a Di Stéfano e quell’altra in cui Enrico Cucchi corse a
testa alta sul prato del Bernabeu. E si racconta del gol segnato per
sbaglio da Sandrino Mazzola; di Lisbona e di una finale di Coppa
persa contro la Pro Patria, o una squadra che gli assomigliava; di
un capomeccanico in panchina; e dell’inedita linea difensiva Anzolin
Endrigo Facchetti. E di quando Boninsegna prese la forma del
fulmine. C’è chi l’Inter se l’è portata in montagna: dentro a una
radiolina, o sotto il sellino di una bici da corsa, tra Coppi e
Skoglund, o sul Ventoux in compagnia di Francesco Petrarca, o in
bilico su una cengia dolomitica. Detto tra noi - Inter nos, appunto
– nella rosa dei ventitré embyciclisti sono pochi quelli che per
fede “sacrificano” al nero e all’azzurro. Molti di più quelli che
quei colori “sacramentano”, soprattutto negli ultimi anni. A lungo
l’Inter è stata come Odisseo, “bella di fama e di sventura”; svelato
che il fato aveva un nome e un cognome la “Beneamata” è uscita dai
romanzi e ha cominciato a vincere, diventando, inevitabile sorte, “Moltodiata”.
Ma il confine tra amore e odio, si sa, è sottile: lungo quella
incerta linea di separazione nascono le nostre storie. Da fedeli
praticanti o da ostinati avversari, abbiamo attinto a personali
ricordi, inventato intrecci più o meno verosimili, seguito labili
tracce di figurine di album ingialliti. Notte d’estate, notte
trentina: le montagne diisegnano il nero, il cielo trattiene ancora
per qualche minuto l’azzurro. Accendete la lampada, aprite il libro.
Buona lettura. |