Portieri e attaccanti. Anatomia di due ruoli importanti
Sono appoggiato al muretto che confina con il campetto dell’oratorio di fronte a casa mia e osservo dei bambini giocare a pallone: due squadre da sei compreso il portiere che si combattono con un entusiasmo che ti contagia. Ad un certo momento un bambino con i capelli neri e un ciuffo ribelle riceve palla, girato di schiena alla porta, e dopo una finta a sbilanciare il suo marcatore, si prepara, con uno stop a seguire, la palla per essere calciata. Il tiro è perfetto, incrociato, indirizzato sul palo più lontano, sembra fatta ma il bambino che sta in porta con uno spostamento di piedi repentino, accorcia le distanze verso la palla e con un balzo felino devia la palla sul fondo salvando la propria squadra da un possibile gol. Che meraviglia! Gesti che sarebbero applauditi anche a San Siro, all’Olimpico o al Ferraris e che mi fanno pensare alle qualità innate che devono avere giocatori come il portiere e l’attaccante, due ruoli così diversi ma nello stesso tempo così uguali, così unici. Due obbiettivi diversi; uno quello di non subire gol, l’altro quello di farli. Uno, quello di collegarsi con la squadra con la sua voce, con il suo atteggiamento, con la sua personalità. L’altro, quello di essere il punto di riferimento delle manovre offensive, il terminale, colui che è deputato a decidere con i suoi gol le sorti della propria squadra. Due ruoli in contrapposizione che hanno una serie di punti in comune, come ad esempio l’aspetto psicologico, condizionato fortemente dalle responsabilità nei confronti della squadra, del mister, della società, del pubblico e della stampa. Personalità forti, pronte a mettersi in gioco nei momenti decisivi della gara grazie al coraggio che permette loro di trovare nella fantasia lo spunto giusto, e nello stesso tempo dotate della forza interiore, dell’equilibrio per superare gli attimi difficili di una partita oppure i periodi neri di una stagione quando le cose non vanno per il verso giusto. In una squadra di calcio portiere e attaccante hanno diversi ruoli ma esercitano entrambi un grande fascino perché spesso vengono idealizzati nell’immaginario della gente, degli sportivi in quanto elementi carismatici dalle grandi responsabilità nei confronti della squadra, della società e della tifoseria.
1. Il Portiere.
Le
prestazioni negative di
un attaccante o di un
centrocampista possono
essere rimediate in
qualche misura da altri
compagni di squadra; per
il portiere invece non
esiste prova d’appello
un suo errore può
compromettere l’intero
svolgimento della
partita come d’altro
canto un
intervento”miracoloso”,
un rigore neutralizzato
possono salvarla.
Può dunque essere
l’ultimo baluardo di una
difesa maldisposta, ma
può anche con un
intervento errato,
vanificare le
prestazioni positive
della propria
formazione. E’ per
questo che il portiere
pur facendo parte della
naturale conformazione
della squadra vive la
partita in un modo
completamente diverso
dagli altri componenti;
egli deve
necessariamente valutare
in maniera fredda le
diverse situazioni di
gioco e deve quindi
avere una lettura veloce
del possibile andamento
dell’azione. In virtù
della propria posizione
del campo che lo pone
alle spalle dei compagni
di gioco, il portiere è
in grado di dirigere le
manovre offensive e di
intuire, prima degli
altri l’approssimarsi di
un pericolo dirigendo la
difesa per scongiurarlo.
Il portiere inoltre,
soprattutto col gioco
attuale non deve
limitarsi ad intervenire
sui palloni calciati
dagli avversari ma deve
essere parte attiva
della manovra offensiva
della propria squadra,
utilizzando una lunga e
ben dosata rimessa in
gioco o intervenendo
rapidamente nel
giro-palla della difesa
al fine di trovare
spazio nella parte
opposta del campo,
oppure diventare se le
circostanze lo
richiedano, battitore
“libero” e uscire coi
piedi sull’avversario
lanciato a rete.
Massimo Cacciatori,
docente federale, a
proposito dei nuovi
compiti, pensa che il
portiere oggi vada
sempre più trattato come
un giocatore normale e
che debba partecipare
alle esercitazioni
tecnico tattiche in modo
da consentirgli una
maggiore integrazione ed
una comprensione del
progetto di gioco con
una consapevolezza
superiore. E’ chiaro
che, oggi ancora più di
ieri, il numero uno per
fare la prestazione deve
necessariamente non
trascurare i
fondamentali di tecnica
della presa ,della
deviazione con braccio
omologo e con il braccio
di richiamo, la presa di
posizione, i tempi di
attacco alla palla, il
posizionamento dei
piedi, così come i
principali gesti tecnici
con la palla come
controllo orientato,
conduzione , passaggio o
lancio. I portieri di
una squadra possono
avere caratteristiche
fisiche e tecniche
differenti, quindi vanno
allenati differentemente
con programmi che vanno
concordati sulla base di
ciò che pensa
l’allenatore e quindi su
carichi da lui decisi
insieme al preparatore
fisico e a quello dei
portieri. Il preparatore
dei portieri non deve
mai prendere il posto
dell’allenatore anche se
la quotidianità finisce
col creare un rapporto
speciale. L’allenatore
deve conservare il
canale privilegiato,
quello che permette di
far passare le proprie
idee, quello degli
stimoli delle
motivazioni, dei
suggerimenti
comportamentali, quello
del comando.
Il portiere ha un ruolo
veramente complesso che
richiede carisma,
temperamento, velocità
di lettura, fantasia ,
tempismo e una buona
dose di coraggio, e
durante la sua
formazione che va dai 10
anni ai 18, deve trovare
forza nel lavoro e nello
sviluppo delle capacità
coordinative che
equivalgono una buona
tecnica, senza mai
dimenticare la crescita
mentale. Deve essere
sveglio, deve capire
velocemente il gioco e
nello stesso tempo deve
imparare a far scivolare
, errori e
responsabilità che
finirebbero col
schiacciarlo.
Ho lavorato con alcuni
maestri che reputo
professionisti
impeccabili e profondi
conoscitori del mondo
complesso dei portieri.
Attraverso le loro
parole si può osservare
le loro diverse
priorità, e i parametri
in comune sulla
preparazione di questi
atleti dal ruolo così
importante.
2. Il portiere:
considerazioni su un
ruolo illustre
Qualità fisiche del
portiere
Il portiere nel calcio
odierno necessita di una
buona altezza (1,85
cm-1,92 cm) per coprire
più porta sui tiri degli
avversari, per
contrastare in uscita le
palle alte degli
attaccanti alti
fisicamente, anche se ci
sono ottime eccezioni
come Gillet e Casillas.
Inoltre deve avere
forza, velocità,
flessibilità,
coordinazione e una
buona resistenza agli
sforzi fatti in
allenamento. La
prestazione del portiere
in partita è basata su
azioni che si realizzano
con sforzi brevi e di
alta intensità (forza
esplosiva, elastica) e
velocità di esecuzione
abbinata ad una
coordinazione e
flessibilità ottimale di
tutto il corpo. Quindi
un patrimonio genetico
di fibre muscolari
qualitative unito ad un
allenamento di qualità
eseguito sempre in forma
massimale, rende il
portiere ancora più
rapido e reattivo.
Qualità psicologiche
del portiere
Nella prestazione del
portiere la componente
psicologica è
estremamente importante.
Sentire la fiducia dei
compagni,
dell’allenatore e
dell’ambiente esterno
sommato a tutto una
serie di fattori
personali, permettono al
portiere di essere
concentrato in
allenamento e in
partita, rendendolo più
attento e pronto a
interpretare ogni
situazione di gioco.
Tranquillità, sicurezza,
volontà, spirito di
sacrificio, continuità
di attenzione e
concentrazione,
personalità (leader del
reparto difensivo),
coraggio sono tutte
qualità necessarie per
destreggiarsi al meglio
nel ruolo del portiere.
I principali gesti
tecnici
I gesti tecnici sono
tutti importanti: presa,
deviazione e respinta,
posture, spostamenti,
posizione sulla porta in
funzione della palla,
uscite alte e basse,
tuffo, trasmissione
palla, mani e piedi.
Quelli che reputo più
importanti nel portiere
moderno sono: la presa
perché se si interrompe
un azione di gioco il
portiere può far
ripartire l’azione della
squadra come primo
attaccante, la posizione
sulla porta in funzione
della palla degli
avversari e compagni, la
ricezione e i rilanci
con i piedi verso i
propri compagni dove il
portiere diventa il
primo attaccante, le
uscite alte e basse dove
oggi le squadre hanno
attaccanti con struttura
elevata (1,90 cm) e
difese che stanno alte
sulla linea difensiva.
Settimanalmente curo
tutti i gesti ma
specialmente quelli dove
i portieri sono carenti.
La settimana tipo
Lunedì : Riposo
Martedì: Riscaldamento
con corsa lenta per
smaltire la gara e
rimettersi in moto,
oppure tecnica podalica
in forma dinamica o
blanda. Mobilità arti
inferiori e superiori.
Esercizi di
coordinazione e
preparazione alla forza
generale e preventiva
con l’ausilio di
tavolette e tappetini
elastici. Potenziamento
arti inferiori,
superiori e tronco con
macchine isotoniche (versapulley
– rematore – yo-yo
ecc.). Sviluppo in
rapidità su percorsi
coordinativi + gesto
tecnico. Lavoro con
squadra (tattica –
partita). Scarico
colonna vertebrale e
addominali. Mercoledì
mattina: Riscaldamento
con esercitazioni di
destrezza con le mani o
per la tecnica di presa
alla figura o tecnica
podalica. Adattamento a
terra. Sviluppo forza
esplosiva, elastica,
eccentrica e reattiva
con balzi e multi balzi
su over e ostacolini
bassi e dal plinto (40 –
50 cm) + gesto tecnico.
Lavoro con squadra
(tattica, partitine e
tiri) Mercoledì
pomeriggio :
Riscaldamento con
esercitazioni di tecnica
podalica abbinate a
situazioni di gioco con
i piedi. Esercitazioni
tecniche di adattamento
a terra. Lavoro sulla
porta con parate
combinate (max 3 – 4)
eseguiti alla massima
rapidità con tempo di
recupero totale.
Obiettivo la posizione e
la copertura della
porta, il gesto tecnico
(presa o deviazione).
Situazioni tattiche,
tiri in porta e partita
con la squadra. Giovedì:
Riscaldamento con i
piedi, esercizi di
destrezza e tecnica
fine. Esercitazioni di
tecnica di spostamento e
coordinazione in
approccio alle palle
alte. Cross da tutte le
posizioni per le uscite
alte con o senza
avversari con vari tipi
di traiettorie (corta,
lunga, tesa e parabola)
inserendo talvolta anche
combinazioni che
prevedono tiri verso la
porta prima o dopo
l’intervento all’uscita.
Un tempo della partita
amichevole. Venerdì :
Riscaldamento tecnico in
destrezza con uno o più
palloni sia con le mani
che con i piedi
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