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Il Torneo di
Viareggio è la prima grande intuizione del ‹‹Centro
Giovani Calciatori›› fondato nel 1947. L’anno dopo nasce
l’embrione della manifestazione, in una città che voleva
lasciarsi alle spalle la tragedia della ‹‹Seconda Guerra
Mondiale››. Il simbolo dello spirito viareggino prende
corpo in un gruppo di appassionati di sport, capitanati
dal fondatore Torquato Bresciani. Storia di pionieri, di
gente coraggiosa e desiderosa di mettersi in gioco a
favore dei giovani. E’ l’Italia che riparte basandosi
sulle nuove generazioni e sulla loro voglia di
ricostruirsi un futuro anche attraverso lo sport più
popolare. Mezzi pochi, idee tante, che si focalizzano
nell’organizzare un torneo cittadino di calcio con
squadre rionali rappresentate per lo più da bar, luogo
di ritrovo e di aggregazione sociale. Il primo ‹‹hurrà››
è del Bar Lencioni che supera il Bar Fattore per 3-0. Un
assaggio organizzativo, un preludio a quella ‹‹Coppa
Carnevale›› che è destinata a contendenti di ben altra
caratura nazionale e internazionale. Infatti il ‹‹vero››
Torneo di Viareggio inizia nel 1949. Al via dieci club.
Due squadre francesi: Olimpique Nizza e il Rapid Mentone.
Una Svizzera: il Bellinzona. Poi sette italiane:
Fiorentina, Lucchese, Lazio, Sampdoria, Milan più due
rappresentative giovanili di Viareggio e di Livorno. E’
il Milan a mettere la prima grande firma sul torneo
ormai lanciato verso un futuro sempre più radioso. Ma il
primo talento ad emergere è il viola Sergio Cervato, che
diventerà in seguito una colonna della nazionale
italiana.
E’ l’inizio di una tradizione storica che pone la Coppa
Carnevale come il primo autentico trampolino di lancio
per i giovani calciatori. Nella seconda edizione è l’ora
di Giorgio Ghezzi, portiere ‹‹acrobata›› del Modena che
nel tempo diventerà un mito del calcio milanese. Non
solo calciatori. Anche gli allenatori emergenti trovano
lo slancio definitivo nel ‹‹laboratorio viareggino››.
Nel 1950 Fulvio Bernardini porta la Roma in finale
contro la Sampdoria. Vincono i blucerchiati, ma il ‹‹dottore››
mette le basi di un futuro ambizioso che lo porterà a
vincere due scudetti storici, prima con la Fiorentina e
poi con il Bologna. Inizia l’era delle grandi firme
anche dalle panchine.
Il torneo ha preso davvero il volo, tanto che il Comune
decide di ristrutturare lo stadio cittadino per far
fronte alle nuove prospettive offerte dal CGC che porta
le sfide a svolgersi anche su altri campi toscani.
Perfino una finalissima nella vicina Pisa nel 1959. La
‹‹trasferta›› sorrise al Milan ai danni del sempre
quotato Partizan di Belgrado. Gli Anni Cinquanta vedono
il predominio dei rossoneri di Milano con cinque
successi, due quelli di Sampdoria e Vicenza.
Tra le grandi spunta anche la Juventus, che però manca
(1954) la vittoria in finale contro il Vicenza. E in
questa occasione ‹‹la giovanissima›› RAI trasmette per
la prima volta la diretta del secondo tempo della
finalissima. Un evento incredibile per quei tempi, un
grande passo nella moderna tecnologia e proprio sul
Torneo di Viareggio. La città di Vicenza è tutta dentro
i bar per vedere il successo dei biancorossi (i
televisori infatti erano ancora rari nella case degli
italiani all’epoca). La storia della televisione
italiana è passata anche da Viareggio e dal suo grande
torneo giovanile di calcio. In mezzo a tanta Italia,
ecco il Partizan Belgrado, primo club straniero a
trionfare (1951) allo Stadio dei Pini, seguito poi dallo
Sparta Praga (1956). In questo periodo tra i baby
d’oltralpe emergono lo slavo Milos Milutinovic ed il
tedesco Uwe Seeler, due attaccanti importanti in chiave
internazionale che danno ancora più lustro alla
manifestazione, che ormai è sempre più sull’agenda dei
grandi club.
Il secondo decennio
Il secondo decennio si apre ancora con un successo del
Milan, che chiude l’era milanista e lascia spazio ad
altre realtà giovanili. I vivai italiani sono in
fermento, anche dietro lo stimolo della Coppa Carnevale.
Un appuntamento che segna la stagione delle società più
votate alla coltivazione e valorizzazione dei giovani.
Nel 1961 è la prima volta della Juventus, che non ha
grandi campioni nei suoi ranghi, ma tanta voglia di
rivalsa. I talenti invece emergono in altre realtà:
l’Udinese presenta in porta Dino Zoff, l’Inter il
terzino Giacinto Facchetti, il Bayern Monaco ha tra i
pali Sepp Maier. L’anno dopo il testimone passa
all’Inter che mette in vetrina una coppia d’attacco
formata da Sandro Mazzola e Roberto Boninsegna. I
nerazzurri rimandano ancora una volta il sogno della
Fiorentina di trionfare in Versilia.
Per la prima volta il torneo fa capolino in tv nei
notiziari sportivi nazionali. E’ il 1963 quando scatta
una così fondamentale cassa di risonanza. In questo
nuovo contesto mediatico è la Sampdoria a farla da
padrona sul Bologna, che ci riprova nell’edizione
successiva ancora con poca fortuna. I felsinei sono
battuti dal Dukla Praga. Nel 1965 entra in gioco il
destino che si schiera dalla parte del Genoa. La
finalissima con la Juventus, prima sospesa per pioggia e
poi rigiocata alla pari fino ai rigori (non erano ad
oltranza) si decide per sorteggio. Il regolamento
parlava chiaro fin dall’inizio, ma la decisione è amara
in chiave prettamente sportiva.
Finalmente sboccia il giglio viola. Diciotto anni di
inseguimento ed ecco il trionfo della Fiorentina con la
stella Luciano Chiarugi. La finale vinta sul Dukla Praga
resterà nella storia del torneo per la presenza record
di spettatori allo Stadio dei Pini: ben dodicimila sugli
spalti, più altri ottomila ai bordi del campo, col
permesso dell’arbitro De Marchi. Uno spettacolo
incredibile di folla entusiasta quello del 21 febbraio
1966, il picco di presenze per il CGC. Tocca anche al
Bologna finire nel firmamento della Coppa Carnevale. E’
pure la prima volta di un club russo in piena guerra
fredda. Da Mosca arriva il Burevestnik. Tra i talenti
brilla Franco Causio della Juventus mentre la Fiorentina
manca il bis proprio sul più bello. Nel 1968 la
Juventus, tra cui emerge il goleador Roberto Bettega,
giunge in finale con troppi infortunati e lascia spazio
al ‹‹solito›› Dukla Praga, club ceco ormai di casa a
Viareggio. L’anno dopo va in scena una finale inedita in
un torneo stranamente privo di lampi: Atalanta-Napoli.
Vincono i nerazzurri con doppietta di Novellini.
Anni Settanta: torneo mondiale
Il Torneo di Viareggio si apre al mondo. Non solo
Europa. Arrivano i club cinesi, statunitensi e
argentini, ma è il Dukla Praga che spadroneggia tra le
società straniere con tre successi. Comunque sono
soprattutto gli anni della Fiorentina che trova il passo
da torneo con quattro trionfi. Il vivaio viola sforna
talenti a ripetizione, tanto che alcuni esordiscono in
prima squadra ancor prima di cimentarsi nella Coppa
Carnevale. E’ il segno dei tempi: chi investe sui baby è
subito ripagato. Antognoni, Roggi, Caso, Desolati,
Guerrini, Di Gennaro, Bruni e Restelli non nascono per
caso, sono frutto di intuizioni e di passione vera. In
questo dominio fanno capolino anche l’Inter, la
Sampdoria e il Napoli (1975) col suo primo successo. La
Roma non ha fortuna, ma presenta fior di giocatori come
Bruno Conti, Di Bartolomei e Rocca. E’ la solita parata
di stelle a divenire, di anno in anno si rinnova il
rituale di sempre con l’interesse intorno ai giovani in
crescendo esponenziale. Anche il Torneo di Viareggio
contribuisce così ai trionfi azzurri che verranno dopo
pochi anni. Nel 1978 la Juventus presenta Paolo Rossi,
sgusciante attaccante. Un’anticipazione di quello che
passerà alla storia come il mitico ‹‹Pablito››. Il Milan
ha i suoi gioielli in Franco Baresi e Fulvio Collovati.
Nell’Atalanta brilla la classe di Gaetano Scirea.
L’altro Baresi (Beppe) è l’alfiere dell’Inter dove
giocano pure Walter Zenga, Gabriele Oriali e Ivano
Bordon. Una vetrina incredibile di futuri campioni.
Anni Ottanta: Sacchi e Capello, primi passi
Il calcio italiano passa dall’inferno del calcio
scommesse (1980) al paradiso del Mundial di Spagna
(1982). Sarà proprio Paolo Rossi, il giocatore simbolo
delle due opposte vicende, ad essere comunque
protagonista. In tale contesto il torneo va avanti a
gonfie vele e presenta il fior fiore dei club mondiali a
partire dal Real Madrid, passando per Celtic, Porto,
Stella Rossa, Ajax, Dinamo Zagabria, per finire al River
Plate e al Palmeiras. Grande è lo sforzo organizzativo
del CGC. I giovani sono sempre la parte più pulita del
calcio e la gente guarda a loro come veicolo di
purificazione. Tocca al Torino vestire i panni del ‹‹pluritrionfatore››.
La scuola del Filadelfia detta legge nel decennio con
quattro successi (1984, 1985, 1987, 1989) su cinque
finali raggiunte. Sergio Vatta è il tecnico-timoniere
che lancia Lentini, Comi, Fuser, Osio, Cravero, Carbone
e Dino Baggio. L’altro Baggio (Roby) si rivede nella
Fiorentina (1986) dopo l’infortunio al ginocchio patito
nel Vicenza. Sta nascendo un grande del calcio italiano,
un fantasista dalla classe purissima che farà divertire
milioni di appassionati. Il trampolino di lancio è
sempre Viareggio anche per il ragazzo di Caldogno. Con
lui la Fiorentina esce in semifinale contro l’Inter, che
poi va a vincere il torneo ai danni della Sampdoria che
ha tra i pali Gianluca Pagliuca e in avanti un certo
Maurizio Ganz. Comunque i viola assommano nel periodo
due trionfi (1982 e 1988), così come la Roma (1981 e
1983). Un attaccante straniero su tutti: l’argentino
Gabriel Omar Batistuta (1989). Spettacolo anche dal
croato Prosinecki e dal portiere Bonner del Celtic. Tra
i ‹‹nostri›› Gianluca Vialli, Roberto Mancini, Ciro
Ferrara, Angelo Peruzzi, Alessandro Costacurta e Angelo
Di Livio. Una bella fetta della storia del calcio
italiano. La Versilia come sempre è il primo
palcoscenico anche per gli allenatori: in quel periodo
vi fecero esperienza Fabio Capello alla guida del Milan
con il lancio del giovane Paolo Maldini e Arrigo Sacchi
al timone della Fiorentina. Due ‹‹panchine speciali››
che negli anni a seguire faranno scuola in Italia e nel
mondo.
Anni Novanta: ecco Del Piero e Totti
Il Torneo si rinnova e si dilata a 24 squadre. Formula
nuova, più squadre, più partite. Cresce l’interesse a
tutti i livelli. Con grande sorpresa è il Cesena a
timbrare il primo cartellino del decennio. In finale i
romagnoli superano il Napoli ed entrano nell’Albo d’oro
del torneo. I partenopei ci riprovano l’anno dopo
(1991), anche stavolta cedono sul più bello lasciando il
gradino più alto del podio alla Roma. Mettere le mani
sul prestigioso Burlamacco (il trofeo che ogni settore
giovanile vorrebbe mettere in bacheca) è tutto un
passaggio di testimone. Fiorentina (1992), poi
l’Atalanta che si affaccia sul panorama giovanile
italiano con questo sigillo e vi resterà a lungo grazie
ad un formidabile ‹‹talent scout›› come Mino Favini. Nel
1994 da Roma arriva già carico di fama un certo
Francesco Totti: due sole partite ed un gol per il ‹‹pupone››
reclamato giovanissimo già in prima squadra. Però torna
ad esultare la Juventus che confermerà il trionfo
viareggino con il successivo scudetto Primavera contro
il Torino di Christian Vieri. Tra i bianconeri
Alessandro Del Piero è il campione in pectore nel bel
mezzo di una squadra assai competitiva il cui regista è
Omar Milanetto. Il doppio match di finale con la
Fiorentina di Flachi resta tra i momenti più
significativi nella storia del torneo. Il golden gol
(nei supplementari) su rigore di Alex Del Piero è
l’immagine della gioia bianconera. Il passaggio di
consegne è tutto torinese. Stavolta (1995) sono i
granata che ritornano a veleggiare, mentre il CGC è alle
prese con l’indisponibilità dello Stadio dei Pini
(sigillato dalla Procura scesa in campo contro il Comune
di Viareggio) e con la rabbia del Perugia che cade nel
‹‹tranello›› di una sostituzione nei supplementari,
vietata dal regolamento. Ne approfitta la Fiorentina
(sconfitta ai rigori) che presenta il reclamo e accede
automaticamente, ma senza fortuna, alla finale contro il
Torino.
L’edizione del 1996 è tra le più importanti in chiave
talenti. Emerge il Brescia di Andrea Pirlo che nella
sfida finale supera il Parma di Gigi Buffon. Due futuri
campioni del mondo nella loro prima vetrina del
Viareggio. L’anno dopo nell’edizione a 32 squadre (in
anticipo sul mondiale francese) è la volta del Bari che
lascia il secondo posto al Torino. Nel cinquantenario di
fondazione la stella è un mediano del Perugia: Rino
Gattuso. In segreto lo tratta il Rangers di Glasgow dove
‹‹Ringhio›› emigrerà prima di diventate una bandiera del
Milan e della Nazionale. La tradizione del Torino è
favorevole, per spirito e combattività, ma anche per la
qualità del vivaio. Pellissier, Tiribocchi e Comotto
sono gli alfieri di un gruppo che firma il sesto
successo contro i brasiliani dell’Irineu. Il 1999 vede
sugli scudi il Milan di Mauro Tassotti, gli avversari
nell’ultima sfida sono i croati del Varteks. Si va verso
il Duemila senza dimenticare altri talenti che hanno
impreziosito le edizioni degli Anni Novanta come
Alessandro Nesta e Marco Di Vaio nella Lazio, Simone
Perrotta nella Reggina, Nicola Legrottaglie e Antonio
Cassano nel Bari.
Duemila: primo decennio targato Juventus
Il torneo apre il nuovo Millennio con due importanti
sorprese: primo il CGC dà spazio a 40 squadre sotto le
incalzanti richieste di iscrizione, poi il successo
dell’Empoli, che all’esordio nella manifestazione supera
in finale la grande rivale Fiorentina. E’ l’edizione
targata anche Brasile. Sono ben sette i club dal calcio
‹‹bailado››, tra cui emerge il Campinas (terzo) guidato
da Careca. Torneo ricco di talenti: Marchionni, Cribari,
Tavano, Maresca, Gasbarroni, Sculli, Moretti, Paolo
Cannavaro, D’Agostino, Blasi, Amelia e Jeda. L’anno
successivo (2001) tocca al Milan alzare la Coppa
Carnevale grazie a Ferri, Sammarco, Donadel e Antonini.
Per il tecnico Tassotti è il secondo trionfo al torneo.
I rossoneri battono in finale i brasiliani del Vitoria.
Nel 2002 è boom di nazioni partecipanti: 17. A Viareggio
c’è il mondo e il CGC lancia un messaggio di pace, dopo
il tragico ‹‹11 settembre 2001››, con la partecipazione
appunto del New York, di una squadra palestinese (l’Arab
Jerusalem) e di una israeliana (il Maccabi Haifa). Il
torneo vede la finalissima tra Inter e Torino.
Prevalgono i nerazzurri di Oba Martins, Pasquale e Goran
Pandev (scoperto dai nerazzurri l’anno precedente quando
partecipò al torneo col Belasica Strumica). Tra i
granata invece figurano Marchetti, Quagliarella,
Balzaretti e Mantovani. Un’altra finale spettacolare con
numerosi talenti in proiezione azzurro e serie A.La
Juventus che non vince il torneo dal 1994 (epoca Del
Piero) si presenta al via del 56° Torneo di Viareggio,
con una squadra competitiva e con alla guida un tecnico
emergente come Gian Piero Gasperini. Un binomio che non
delude, anche nella prima fase, quando sfugge alle
insidie dell’ambizioso Santos. Poi una cavalcata
trionfale fino alla sofferta finale contro lo Slavia
Praga, piegato solo da un gol allo scadere
dell’italo-svizzero Chiumiento. Bianconeri in volo
costante con Olivera, Gastaldello, Mirante, Cassani,
Paro, Konko e Palladino. Un settebello di giovani
talenti che dà ulteriore slancio alla società in
proiezione vivaio.
Infatti nel 2004 cambia la panchina bianconera e tocca
all’allenatore Vincenzo Chiarenza difendere il titolo.
Ci riesce così bene che bisserà anche nell’edizione
seguente. La prima volta è una doppia sofferta finale
contro l’Empoli (3-3; 3-0). La seconda sfidante è il
Genoa, che cede dopo un match non privo di polemiche. Il
biennio bianconero è foriero di prodotto interno di alta
qualità: Andrea Masiello (viareggino doc), Criscito,
Marchisio, De Ceglie, Bentivoglio, Paolucci, Luci,
Sebastian Giovinco, Bianco e Volpato.
Ma pure altri club hanno frecce nel loro arco. La Roma
con Cerci, Curci, Corvia, Rosi e Galoppa. Il Cittadella
con Rubin. L’Inter presenta Andreolli e Meggiorini.
Il 2006 apre a 48 squadre (record sotto l’incalzare
delle richieste di iscrizione) e vede ancora la Juventus
protagonista, almeno fino alla finalissima dove
l’aspetta una ‹‹multinazionale sudamericana›› creata in
Uruguay da Julio César Ribas, ex allenatore del Venezia.
La Juventud (!) de Las Piedras infatti è formata da
giovani provenienti anche da altri Paesi del Sud
America. Programmata per vincere, già sei mesi prima
dell’evento, in effetti dimostra potenza, capacità
organizzativa e buona caratura tecnica. Il gioiello è
quel Sebastian Ribas figlio del tecnico uruguaiano. Suo
il gol che vale la Coppa. Il Burlamacco per la prima
volta attraversa l’oceano ed è accolto in Uruguay con
grande entusiasmo. Anche in questo il torneo è proprio
mondiale.
L’edizione dopo Calciopoli (2007) è simbolo di
rinascita. Il CGC ne ha ben donde di essere orgoglioso
dell’Italia campione del mondo: ben 16 dei 23 azzurri di
Berlino, sono passati proprio dal Torneo di Viareggio e
poi il tecnico è il viareggino Marcello Lippi. Un segno
tangibile della qualità-spettacolo che viene offerta di
anno in anno.
Scocca l’ora del Genoa trascinato da Forestieri e da
Raggio Garibaldi. Per i grifoni liguri è un ritorno alle
origini, 42 anni dopo la monetina che beffò la Juventus
(1965). La finale contro la Roma di Okaka è un inno
all’orgoglio rossoblù. Emergono altri ragazzi d’avvenire
come Lanzafame (Juventus), Poli (Treviso), Bonucci e
Biabiany (Inter), Koman (Samp).
Tocca alla fantasia e alla potenza di Mario Balotelli
far tornare grande l’Inter. L’edizione 2008 è tutta nel
segno del talentuoso attaccante interista (passato poi
al Manchester City di Mancini) che trascina i compagni
sino alla doppia finale contro l’Empoli. Una maratona di
otto partite in 17 giorni che non si ripeterà più,
perché il nuovo regolamento, che andrà in atto nel 2009,
stabilisce la finale unica. Con ‹‹SuperMario››, sugli
scudi pure Khrin, Destro, Bolzoni e Obi fra i nerazzurri
oltre a quel Ribas jr. che è il primo giocatore
straniero ad aver vinto il Torneo con due squadre
diverse. Anche il Milan ha il suo bomber in Paloschi e
la Juventus mette sul piatto il difensore centrale
Ariaudo.
Due anni ‹‹sabbatici›› per metabolizzare la pesante
sentenza di Calciopoli e poi la Juventus riprende il suo
status di ‹‹grande›› e torna in sella anche tra i
giovani. Il torneo è rimodernato in più parti. Finale
unica, abolizione della finalina, calendario più
cadenzato, panchina da 7 a 9 giocatori, lista allargata
a 24 elementi. Nuova anche la denominazione che diventa
quella di ‹‹Viareggio Cup World Football Tournament››.
Cambia anche il logo della manifestazione. Un restyling
adeguato ai tempi per un torneo che deve sostenere la
sua etichetta mondiale. Per il CGC è motivo di vanto e
orgoglio la Stella al merito sportivo che gli è stata
conferita dal Coni. Riconoscimento dopo 60 anni di
lavoro in favore dei giovani, un credo che continua nel
tempo.
Il CGC oltre al calcio giovanile, infatti gestisce una
sezione di atletica leggera, di pallavolo e di basket.
Inoltre c’è l’hockey su pista con la squadra che milita
brillantemente in A1 e dà spettacolo anche in Europa.
Sport a tutto tondo con una realtà ben radicata sul
tessuto sportivo e sociale viareggino. Svolta epocale
voluta dal presidente Alessandro Palagi, un manager
lungimirante che guarda alla comunicazione come ‹‹arma
vincente››. Infatti irrompe la Rai con il suo canale
satellitare (ora in chiaro con il digitale terrestre)
Raisportpiù: 16 partite in diretta, più 3 in differita e
i notiziari quotidiani nazionali. Nessun torneo al mondo
ha una copertura televisiva di tale portata. Il calcio
giovanile nelle case di tutti. Nasce anche il premio
speciale del CGC al miglior talento: il ‹‹Golden
Boy-Viareggio Cup››. Una creatura-immagine che il CGC
covava da tempo.
La 61a edizione è quella che vive la crisi economica
mondiale. Si torna alle 40 squadre. Ma c’è il lancio
della web-tv, il torneo è alla portata di tutti.
Organizzazione, area stampa e logistica tutta nuova. E
sul piano agonistico è la Juventus a prevalere. La
finalissima con la Sampdoria è di alto livello tecnico,
visto che il vivaio blucerchiato è tornato grande sotto
la spinta del direttore generale Beppe Marotta. Il match
sorride ai bianconeri che vincono con largo punteggio:
4-1. Il capocannoniere è Daud, ma il primo ‹‹Golden
Boy›› va al doriano Guido Marilungo, premiato poi alla
‹‹Domenica Sportiva››. Altri lo hanno seguito sulla
strada del successo: Casarini (Bologna), Ekdal e
Immobile (Juventus), D’Alessandro (Roma) ed El Shaarawy
(Genoa).
Il 2010 vede il via anche della ‹‹Viareggio Junior Cup››
per gli Under 15. Un torneo nel torneo. La Viareggio Cup
si allarga ai Giovanissimi, anticipando quelli che
saranno poi i futuri protagonisti della manifestazione
principale. Il successo è notevole, parimenti all’idea.
E a vincere la prima edizione della ‹‹Viareggio Junior
Cup›› è la Roma, guidata in panchina da Vincenzo
Montella. Nasce anche il nuovo sito internet, un punto
di riferimento costante e giornaliero per chi ama
seguire il torneo in ogni suo dettaglio. E’ il vero e
proprio giornale del Torneo che, con tempestività, va
sul web ogni sera entro le 20.30.
Si torna alle 48 iscrizioni, ma soprattutto per la prima
volta si possono vedere (pay tv) in differita, sul sito
ufficiale, tutte le partite. Innovazione di grande
interesse. Sul campo è di nuovo la Juventus che comanda
con il supercannoniere Ciro Immobile (record assoluto
con 10 reti). La finale con l’Empoli è combattuta specie
nel primo tempo, ma le tre reti di Immobile (2° Golden
Boy all’unanimità) fanno la differenza nel 4-2 finale.
Juventus ‹‹pigliatutto›› anche con Pinsoglio miglior
portiere. C’è anche l’emozionante bis del tecnico
bianconero Luciano Bruni: nel 1978 aveva vinto da
giocatore con la maglia della Fiorentina, 32 anni dopo
ugual trionfo, ma sulla panchina bianconera. Per la
Juventus cinque successi negli ultimi otto anni, un
secondo posto, un dominio quasi totale in questo inizio
di Terzo Millennio.
2011: trionfa l'Inter dei livornesi
La città di Livorno era nel destino della 63a edizione.
Primo perché nel trionfo dell'Inter c'è stata
soprattutto la firma del capocannoniere Dell'Agnello e
del portiere Bardi. Due ragazzi livornesi che la società
nerazzurra ha voluto acquisire per la sua Primavera
guidata dall'emergente tecnico Pea. Ebbene i gemelli
labronici hanno fatto la differenza: sette reti per il
bomber, di cui due in finale contro la quotata
Fiorentina (2-0), mentre il portiere, ora titolare in
serie B proprio nel Livorno, ha mostrato grande
reattività, soprattutto sui calci di rigore. Secondo per
via del cambio della sede della finalissima, appunto
Livorno. Scelta sofferta, ma obbligata viste le
condizioni del campo del «Torquato Bresciani» di
Viareggio. Un cambiamento di programma messo in atto in
pochi giorni e che ha dimostrato grande capacità
organizzativa da parte del CGC. Finalissima con risposta
adeguata sugli spalti: oltre seimila spettatori e la
diretta su Raisport 1. Sorride l'Inter del presidente
Moratti, che ha definito il torneo «La Coppa Campioni
dei giovani», un po' meno la Fiorentina arrivata alla
conclusione finale dopo un grande torneo. La 63a
Viareggio Cup è stata anche ricca di sorprese, positive
e negative. L'esordiente Varese dell'allenatore Mangia,
che ha fatto il grande salto in serie A alla guida del
Palermo, ha coniugato tattica e agonismo fino alla
semifinale. Il piccolo bomber De Luca (sette gol come
Dell'Agnello) ha vivacizzato una squadra ormai tra le
top a livello Primavera. Uno spettacolo di
organizzazione sul campo. Ne ha fatto le spese, tra le
altre la Juventus. Bianconeri strapazzati nel girone di
qualificazione, ma capaci di cogliere gli ottavi con un
incredibile colpo di fortuna nell'incastro dei vari
risultati. Una qualificazione poi certificata dal
successo sul Palermo. Quindi lo stop definitivo dalla
vivacissima Atalanta nei quarti. Sorprendentemente è
andato peggio il Milan, detentore della Coppa Italia
Primavera. Rossoneri fuori già nella prima fase. Sempre
a Livorno il torneo ha fatto visita alla famosa
Accademia Navale con la partita Parma-Nordsjaelland. Un
tuffo nella storia, proprio sul campo del primo Livorno,
voluto fortemente dall'ammiraglio Rosati e dal
presidente Palagi del CGC. Una novità assoluta.
Un'esperienza unica in 63 anni di un Torneo sempre più
amato in Italia e nel mondo. |
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